Autore: Watchman Nee

Casa Editrice: EUN

Titolo Originale: The Body of Christ: a Reality

N. Pagine: 64

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Recensione a cura di Paolo Di Nunzio

 

Watchman Nee (4 Novembre 1903 – 30 Maggio 1972), prima di morire martire nelle prigioni cinesi a causa della sua fede, è stato uno dei più grandi evangelisti ed insegnanti del ventesimo secolo. Egli fondò una missione in Cina (China Inland Mission) attraverso la quale, nonostante i turbamenti politici del paese, sorsero circa 700 chiese frequentate da 70 mila cristiani. Pertanto, egli conosce per esperienza il significato de “Il Corpo di Cristo: una realtà”.

In questo testo, l’editore ha raccolto una serie di sermoni riguardo al tema della Chiesa che Nee ha predicato nel corso del suo ministero. Il testo è suddiviso in otto capitoli (sermoni); ognuno dei quali presenta ed approfondisce un aspetto diverso del tema principale. Il primo capitolo tratta di “Vita e consapevolezza” e, cioè, dell’importanza per il cristiano di riconoscere che la vita di Dio abita in lui con tutte le conseguenze che una tale consapevolezza porta: perdita di gioia nel peccato, vivere una relazione personale con Dio come Padre e sentirsi parte di un corpo. Non è una mera questione di conoscenza ma di consapevolezza, di esperienza. Il capitolo due approfondisce “La consapevolezza del Corpo di Cristo” ed il lettore si troverà immediatamente difronte a questioni chiave per la propria vita cristiana. In altre parole, essere consapevoli di fare parte del Corpo di Cristo significa amare i fratelli, evitando le divisioni ed un modo di agire indipendente al punto da dimenticare – ad ogni livello – che il Corpo è più grande dell’individuo. Allontanare l’orgoglio, la gelosia a favore di una genuina comunione fraterna che altro non è che la “consapevolezza della totale inadeguatezza del proprio io … il desiderio di fare ogni cosa insieme alle altre membra del Corpo” è il solo modo corretto di vivere in un corpo nel quale si impara ad essere membri in sottomissione alle autorità.
Il capitolo tre approfondisce il concetto di “Tieniti stretto al Capo”, ovvero esalta il fatto che, come il corpo fisico è attaccato al capo per poter vivere, così la Chiesa deve essere attaccata al suo Capo Supremo, Cristo. A lui – più che agli uomini – si deve ubbidienza e “poiché Cristo è il Capo e non lo siamo noi, non abbiamo alcun diritto di non ubbidire al Signore”. Il nostro rapporto con lui viene prima di qualsiasi altra relazione.
Il capitolo quattro, dal titolo “Il servizio del membro” argomenta seriamente il pericolo dell’individualismo nella Chiesa. A differenza di umane istituzioni, quando un cristiano guarda alla Chiesa come un corpo non ci sarà posto per l’esaltazione di se stessi a scapito degli altri perché “tutto riguarda il Corpo, nulla è solamente individuale”. Il capitolo cinque presenta “La funzione e l’armonia dei membri”. L’unità della chiesa è un bene così prezioso che è necessario fare di tutto per conservarla, sapendo che essa può essere facilmente disintegrata da Satana. I membri del Corpo, perciò, devono rammentare che ognuno ha la sua funzione data da Dio e, consci di questo, evitare di litigare. Il sesto capitolo espone il lettore al tema, assai importante, dell’ “Ubbidienza alla legge del Corpo di Cristo”. In altri termini, Nee sostiene che chiunque faccia parte del Corpo di Cristo è costretto a riconoscere che “c’è una serie di leggi inerenti al corpo secondo le quali si deve continuamente vivere”. Pur parlando di dottrina è, forse, il capitolo più pratico del libro, con continui riferimenti biblici.
Il capitolo sette, intitolato “La copertura, i vincoli e le provvigioni del corpo di Cristo” tratta ognuno di questi tre elementi come dei problemi che si possono riferire al Corpo di Cristo. La copertura è la protezione del Corpo necessaria per ogni membro che, si sa, vive in una guerra spirituale; i vincoli sono la consapevolezza dei limiti che abbiamo come membri, secondo i doni ricevuti da Dio; infine, le provvigioni evidenziano il fatto che, essere parte di un Corpo, non significa solo ricevere ma anche dare. Il capitolo otto tratta “I tre principi cardinali della vita del Corpo di Cristo” che sono la sottomissione a Cristo, la comunione con il Corpo ed il servizio (individuale). Fare parte del corpo di Cristo era una realtà di cui non erano ben consapevoli i credenti di Corinto. Pur essendo lodata da Paolo per i carismi spirituali ricevuti da Dio, la chiesa di Corinto stava attraversando diversi problemi, non solo dottrinali e, perciò, l’apostolo scrive con l’intento principale di correggere la loro condotta e rispondere ad alcune questioni sollevate dai credenti. Innanzitutto, il Corpo di Cristo a Corinto era diviso. Alcuni cristiani si dichiaravano apertamente di Paolo, altri di Apollo o di Pietro e qualcuno, addirittura di Cristo. Il libro di Nee risponde a questa tesi errata mostrando come, la consapevolezza di essere un Corpo – la comunione tra i membri, l’amore che ci deve essere tra di essi – ammutolisca sul nascere un simile pensiero.

“Il Corpo di Cristo una realtà” è utile in consultazione anche quando si arriva ai capp. 12-14 di 1° Corinzi, nei quali l’apostolo Paolo affronta il tema dei doni spirituali. I credenti di Corinto avevano una concezione assai individualistica ed egoistica dell’uso dei doni, alimentata dall’orgoglio di voler primeggiare sugli altri, che non guardava all’utile comune. In tutto il libro, Nee continua a mettere in guardia dall’individualismo, sostenendo – come l’apostolo Paolo – che, come un corpo ha molte membra in cui tutte sono importanti e concorrono ad un unico scopo, così la Chiesa è formata da molti cristiani che hanno carismi diversi ma sono interdipendenti gli uni dagli altri. Nessuno dovrebbe lamentarsi di un altro o pensare di poterne fare a meno; al contrario, i membri dovrebbero proteggersi e curarsi a vicenda. Da un punto di vista stilistico, essendo formato da sermoni predicati trascritti su carta, il libro appare spesso appesantito sia dai concetti che vengono ripetuti e sia dal linguaggio più colloquiale che letterario. Talvolta, sembra che i concetti esposti non siano ordinati secondo un preciso schema e questo potrebbe creare qualche difficoltà al lettore nell’interiorizzarli. Inoltre, sebbene Nee esprima principi generali del tutto condivisibili, nel declinarli alle persone, talvolta fa digressioni non sempre accettabili. Ad esempio nell’esprimere il concetto che “il servizio al Corpo di Cristo è basato sulla conoscenza di Cristo e questa conoscenza deriva da un’esperienza di vita, non da una dottrina. L’uomo cerca di sostituire la vita con la dottrina […] e questo è un grande errore”, cerca di comprovare la sua tesi con esempi discutibili, affermando che “… nel Nuovo Testamento troviamo la stessa cosa. È bene notare che i Vangeli precedono le Lettere perché i Vangeli prima riferiscono ciò che Cristo ha fatto e solo successivamente le Lettere spiegano ciò che è derivato dall’azione di Cristo […] Prima la vita di Cristo, poi l’insegnamento”, come se i Vangeli non siano tanto narrativi quanto dottrinali o fossero privi di insegnamenti di Gesù o non li spiegassero ai lettori. La sua digressione prosegue quando esorta a “non sprecare troppo tempo a esaminare, analizzare, investigare una dottrina! […] Prima l’esperienza, poi la dottrina” e, ciò, potrebbe essere male interpretato dalle persone che si sentirebbero autorizzate a non studiare le Scritture, quando sappiamo che dobbiamo crescere “nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo”. Inoltre, toccando argomenti dottrinali, le argomentazioni di Nee sarebbero potute essere rafforzate da citazioni bibliche più puntuali, per rendere chiaro il collegamento tra la sua propria tesi e le Scritture.

Considero “Il Corpo di Cristo: una realtà” un libro discreto, in particolare da intendersi quale spunto riflessivo su alcuni argomenti importanti riguardanti l’ecclesiologia – in questo caso da affiancare ad altri testi – e per fermarsi a riflettere sulla propria vita cristiana.

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