Autore: David Martyn Lloyd-Jones
Casa editrice: Alfa & Omega
Titolo originale: Why Does God Allow War?
N. Pagine: 107 pp
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“Perché Dio permette la guerra?” è la trascrizione adattata di una serie di cinque sermoni che Lloyd-Jones ha predicato nell’ottobre del 1939 presso la Westminster Chapel di Londra allorquando, da poche settimane, era scoppiata la seconda guerra mondiale. L’intento dell’A. era quello di “aiutare [i credenti] e rafforzare la loro fede” in quei momenti di forte preoccupazione. A distanza di anni possiamo dire che non solo ha raggiunto il suo scopo ma lo ha superato. Lloyd- Jones affronta con coraggio e fondatezza biblica argomenti scomodi alla mente umana, sotto il tema comune della teodicea, termine filosofico per riassumere il problema della coesistenza del male nel mondo e della bontà e della giustizia divine. In alcuni momenti della storia questi temi passano in secondo piano, per riapparire in seguito più forti che mai, a seconda degli eventi e delle vicende umani. L’A. si confronta immediatamente con la preghiera, sottolineando come essa diventi più preziosa all’uomo quando altre risorse sembrano non essere più sufficienti. Pone, però, diversi dubbi sui presupposti che spingono le persone a pregare nei momenti
difficili. Con quale atteggiamento si pongono davanti a Dio? Quali sono gli interessi che spingono a pregare? Perché Dio dovrebbe fare ciò che viene chiesto? E aggiunge che, quando preghiamo, “non ci fermiamo nemmeno a pensare […] se abbiamo o no il diritto di farlo”. Il secondo capitolo prende in esame l’episodio dei genitori di Sansone, riportato in Giudici 13, analizzando i loro ragionamenti. Un’errata concezione del carattere di Dio porta inevitabilmente a conclusioni fuorvianti degli accadimenti, con conseguenze devastanti sul modo di pensare e di agire. Ma Dio non può essere capriccioso, non è ingiusto con noi e non si contraddice mai. Invece di leggere Dio sulla base degli eventi è essenziale decifrare le situazioni appoggiandosi sulla conoscenza profonda del carattere perfetto di Dio. Ecco il motivo per il quale la sana teologia è essenziale per la vita pratica. I misteri delle vie di Dio sono esaminati in un capitolo a parte nel quale si avverte la solenne esortazione ad evitare che la distanza tra l’essere umano e Dio conduca il primo a pensieri irricevibili sul secondo. L’uomo è troppo limitato per comprendere Dio; piuttosto, è invitato a prostrarsi e adorarlo. Il capitolo quarto affronta la domanda che presta il titolo al libro stesso: “Perché Dio permette la guerra?”. Prima di tutto, l’argomento viene affrontato descrivendo pensieri e soluzioni umani difronte al quesito, quali l’assenza di Dio, le osservazioni politiche, le giustificazioni morali e così via; la parte più interessante, però, giunge dalla risposta successiva del Lloyd-Jones perché, ancora una volta, è incentrata su Dio ed i suoi
attributi. Così la introduce: “Non c’è alcun dubbio che la maggior parte delle difficoltà sorga dal fatto che molti non prendono l’insegnamento biblico così com’è, anzi, spesso non si preoccupano neanche di leggere la Bibbia per vedere cosa insegna, perciò si formano certe idee che proclamano a tutta voce […] In passato, la teologia e la vita pratica del cristiano erano fondate direttamente sulla Bibbia e sul suo insegnamento. Oggi, però, ci si fonda sempre di più su considerazioni filosofiche e gli uomini, rappresentandosi un’idea falsata di Dio, sono sorpresi e disturbati quando i fatti sembrano dimostrare come le loro concezioni non siano tanto giuste come credevano”. Prosegue, poi, argomentando sul fatto che la Bibbia non promette mai l’assenza di guerre e che, guardando al cuore dell’uomo e al male che compie, la domanda corretta dovrebbe essere: “Perché Dio dovrebbe impedire le guerre?”. L’uomo desidera la pace ma dovrebbe domandarsi per quali motivi la brama. In tempi di guerra, anelare la pace solo per evitare sofferenza e morte non dovrebbe essere il motivo predominante che, al contrario, dovrebbe basarsi sul desiderio di vivere “una vita santa e quieta in armonia con Dio”. Non solo la Bibbia non promette l’assenza di guerre ma le prevede e ne parla; esse sono la conseguenza del peccato consistente nella concupiscenza e nel desiderio smodato ed egoistico dell’essere umano (Giacomo 4:1-2). L’orrore del peccato, ancor più visibile nelle conseguenze della guerra, dovrebbe spingere l’uomo a cercare Dio, per essere ricondotto a Lui, perché “è solo quando soffriamo e vediamo la nostra follia […] che torniamo a Dio”. La risposta al quesito si conclude, ancora una volta, innalzando il carattere di Dio:
«La questione, così, non è tanto “perché Dio permette la guerra?”, ma “perché Dio non permette che il mondo si distrugga da solo nella sua iniquità e nel suo peccato? Perché egli, nella sua grazia, pone un limite invalicabile al male e al peccato?”. Quant’è stupefacente la pazienza di Dio con questo mondo peccatore!».
Davanti alla distruzione generata dalla guerra, il genere umano dovrebbe riconoscere lo stato disperato del proprio cuore e ravvedersi al cospetto di Dio.
Il libro termina commentando magistralmente Romani 8:28 – uno dei testi biblici più amati dai cristiani – mostrando come la concezione cristiana del mondo non sia romantica ma realistica. Nel suo disegno sovrano, Dio può prendere tutti gli eventi della società umana, inclusa la guerra, e usarli per il bene di coloro che lo amano, sottolineando in questo modo il limite entro il quale questa promessa può essere goduta.
Come sempre, il Lloyd-Jones ha il grande merito di essere estremamente biblico. In questo modo, non solo è in grado di rispondere agli interrogativi più difficili sulla guerra ma ribalta completamente il pensiero umano che pone Dio sul banco degli imputati, innalzandolo, invece, sul trono che gli spetta.